Il mondo digitale è stato caratterizzato nell’ultimo anno dal dualismo problema/opportunità: da una parte ha permesso a milioni di lavoratori di dare continuità, pur restando in casa, alle proprie mansioni, dall’altra ha incentivato ancora di più la dipendenza dalle tecnologie da parte di chi era già instradato su questa china. E i bambini rientrano senz’altro in quest’ultima categoria: a questo proposito la Società Italiana Pediatri sottolinea come la verde età di chi fa la Prima Comunione non è abbastanza attrezzata per affrontare la complessità di un mezzo tanto evoluto ed invitano a un più ponderato ed equilibrato supporto alle scelte dei giovanissimi.
Il nostro discorso, da sempre allineato sulla vicinanza con la natura, con il mondo dei sogni e delle fiabe, dei boschi incantati e delle foglie come lacrime dell’universo, è molto più ampio: ai bambini può certamente servire un uso equilibrato delle tecnologie ma prima di questo dobbiamo riavvicinarli ai ritmi naturali, alla luce del giorno e al buio della notte, alle stelle che volano e al silenzio dei boschi lontani. Un vero e proprio programma disintossicante per fare riscoprire ai bimbi le gioie dei fiori con i loro colori e profumi, il rumore del vento e delle foglie che si scuotono sui rami, la bellezza di cogliere un frutto direttamente dall’albero, dunque la forza rigenerante della natura…. Tutto ciò significa anche far scoprire il lavoro manuale, le arti applicate, la ricchezza di manufatti che tramandano saperi e sapori antichi, la bellezza del creato e la indispensabilità della creatività come energia vitale, ecco. La magia del creato viene prima, molto prima di qualsiasi oggetto che può essere un valido medium solo a patto che all’interno del bambino ci sia già un inizio di coscienza e un mondo da raccontare: il vuoto di pensiero e di valori è il vero nemico, non la tecnologia in sè stessa.